Nel 2007 il mensile Caravan e Camper ha pubblicato il mio viaggio in Marocco a traverso città imperiali, l’Atlante, deserti, oasi, popoli e tradizioni.
Il viaggio in Marocco offre la grande occasione di poter risvegliare tutti i nostri sensi, sottoponendoli a continue sorprese. In poche centinaia di chilometri i paesaggi mutano radicalmente e con essi la pienezza dei colori e la temperatura sulla pelle. Si passa dalle alte dune di sabbia dorata del deserto ai canyon impervi dell’Atlante, dalle kasbah di argilla ai minareti candidi e ai palazzi impreziositi di mosaici delle città imperiali, dalla vegetazione rigogliosa di conifere ai paesaggi innevati e lunari dei passi di montagna. Le città sono delle vere fonti inesauribili di emozioni e sensazioni inusuali. Gli odori speziati e forti dei mercati e delle concerie si mescolano con quello della polvere delle strade e subito dopo col profumo inebriante delle bancarelle traboccanti di menta. Il nostro palato è continuamente sollecitato dai sapori nuovi e piccanti e nuovamente sorpreso dalle armonie del the marocchino. I canti della preghiera, la musica, i rumori e le voci delle piazze affollate lasciano il posto, nel deserto, al vuoto conturbante del silenzio assoluto. Ancor più sorprendente è il salto che la mente di un europeo deve fare per accostarsi alla vita e ai ritmi dei villaggi e delle città. Osservando le case, gli artigiani nelle loro botteghe, gli stessi mercati pur riccamente forniti di ogni bene, è impossibile non provare talvolta la sensazione di trovarci nel bel mezzo di un’affascinante civiltà del passato. L’arrivo è a Tangeri, ma partiamo subito alla volta della città imperiale di Meknes, situata nella regione del Medio Atlante. La visita della città antica è particolarmente interessante ed emozionante: un vero dedalo di stradine che si susseguono ingannando il nostro orientamento e offrendoci il loro vivo e generoso disordine apparente. In realtà il mercato (suk) è costruito seguendo una precisa suddivisione merceologica delle botteghe di artigiani e commercianti, nonché una gerarchia legata al valore di ciascun bene venduto: ecco quindi caratterizzarsi la strada dei fabbri, dei conciatori di pelli, dei commercianti di tappeti, di carni, di uova, di gioielli, di “eccetera eccetera”, secondo un elenco che potrebbe continuare ancora a lungo.
LA MEDINA DI FES
La giornata seguente è dedicata alla visita della più antica tra le città imperiali del Marocco, Fes, e della sua medina, racchiusa, come di consuetudine, da mura e porte imponenti. Anche qui è d’obbligo la visita dei suk nella parte antica della città e in particolare delle concerie, dove le pelli vengono lavate e colorate in vasche centenarie, con colori naturali o chimici. Uno spettacolo è straordinario, non solo per la policromia di questi strani alveari, ma anche per la maestria e l’unicità dei gesti dei conciatori, anch’essi praticamente immersi, insieme alle pelli, nelle vasche colorate. E se la vista è appagata, non si può dire lo stesso dell’olfatto che viene decisamente offeso da un odore forte e sgradevole, che rimarrà ben impresso nella nostra memoria. Proseguiamo la strada verso sud, attraversando la regione del Medio Atlante, Ifrane e fino a Midelt. Attraversando Ifrane, non si può rimanere indifferenti alle case e agli chalet di legno dai tetti spioventi, agli impianti da sci ai margini dalla strada, alle indicazioni per un campus universitario, alla fiabesca residenza estiva del re, immersa in una foresta di cedri. Estremamente suggestiva, la strada da Ifrane a Boulemane è alquanto tortuosa e il consiglio è di non percorrerla di sera.
Le montagne dell’Atlante sono popolate da tribù berbere, che d’ora in poi durante il viaggio impareremo a riconoscere per la tipica tunica azzurra maschile (la djellabah) e il mantello a strisce colorate delle donne. Esistono diversi gruppi berberi, con origini, storia, dialetti e vocazioni diverse: culture per noi sicuramente di difficile distinzione e comprensione. Per il momento ci limitiamo ad ammirare gli splendidi tappeti di seta, nonché l’inusuale verde dei loro occhi, ma non mancheranno le occasioni, durante il viaggio, per passare qualche serata in compagnia a cena, a suonare e cantare le tradizioni berbere.
L’ATMOSFERA DEL DESERTO
Lasciando, oltre Midelt, i paesaggi innevati e la fresca temperatura delle montagne, si inizia ad avvertire, dirigendosi verso Er Rachidia e oltre Erfoud, la decisa atmosfera del deserto. Il paesaggio cambia completamente e, giunti al villaggio di Rissani, gli splendidi palazzi decorati dagli imperatori del XVII secolo appaiono davvero lontani. Merzouga è il villaggio che ci apre la via del deserto Erg Chebbi. Lo scenario è quello ripreso nei film “Il the nel deserto” e “Marrakech Express”, ma certo i numerosi e nuovissimi alberghi e le carovane di jeep rendono l’atmosfera fin troppo turistica. Bisogna inoltrarsi un bel po’ in questa sabbia avvolgente per apprezzare pienamente la magia delle grandi dune. Inutile dire che una camminata di qualche ora nel deserto vale più di un mese di corso di yoga in città, specialmente se si sceglie il momento dell’alba o del tramonto. Il viaggio deve proseguire, malgrado i benefici della meditazione, verso Marrakech. Attraversiamo le Gorges du Todra e raggiungiamo verso sera Tinerhir, villaggio sulla strada, completamente asfaltata, che porta a Imilchil. Nuovamente il paesaggio cambia. Le gole sono profondissime, le rocce creano ombre e geometrie inquietanti, le kasbah disabitate e in rovina susseguite da oasi verdissime ci lasciano in silenzio e incantati. Per gli appassionati di trekking, questi posti sono una vera manna. Attraversiamo Boumalne du Dades e l’omonima valle e passiamo per Ouarzazate, città dalla posizione strategica, sulla via di collegamento tra le montagne e il deserto. Le maestose kasbah situate nei dintorni di Ouarzazate sono state, forse, le muse ispiratrici per la nascita e lo sviluppo degli studi cinematografici Atlas, ben visibili lungo la strada per Marrakech, a pochi chilometri dal centro della città, dove sono stati girati centinaia di film da oltre un secolo a oggi. Scegliamo di visitare l’antica fortezza di Ait Ben Haddou, poco prima del tramonto. Che spettacolo! Immaginiamo lo scenario di un tempo, quando questa roccaforte imperiosa che si alza sul letto di un fiume era sede di dimore lussuosamente decorate e di architetture raffinate. Ora rimangono un panorama mozzafiato e l’intuizione che anche l’impegno al restauro da parte dell’Unesco non potrà fermare il lento sgretolarsi dell’argilla riscaldata dal sole e martoriata dal vento. Ancora abbagliati dal riflesso del tramonto sulle mura di Ait Ben Haddou, proseguiamo verso Telouet e la valle del Tizi-n-Tichka. Di nuovo montagne, vegetazione, aria fresca e leggera, donne e contadini che rientrano lenti dai campi ricavati dal nulla, eppure rigogliosi di fiori e di palme.
LA PIAZZA DEI MIRACOLI
Entriamo a Marrakech con la curiosità e l’eccitazione dei bambini all’ingresso di un parco dei divertimenti: siamo nella famosa Place Jemaa el-Fna. Questa piazza, nel cuore di Marrakech, è perfettamente definita dai turisti, dalle guide, e forse nel linguaggio comune, come l’ombelico del mondo. Non sarà il centro dell’universo o delle nostre esistenze, tuttavia, se ci si lascia trasportare dall’atmosfera intorno e si è tolleranti con l’affollamento di turisti e di show a loro dedicati, si ha davvero la sensazione di essere arrivati in un luogo unico, significativo, che rievocherà sempre in noi immagini e alchimie sensoriali importanti. Jemaa el-Fna è vita, pienezza ed energia allo stato puro. Di giorno vivace mercato, la sera si trasforma, proprio come il palcoscenico di un teatro. Alle bancarelle di ortaggi, ceste e tessuti ricamati si sostituiscono banchetti e panche dove cenare, al posto dei carretti di arance e spremute si allestiscono fornelli e grill per creare, presto, un tripudio di cibo profumato e tentatore. Intorno a questa giostra di leccornie, ruotano personaggi di tutti i tipi, più o meno autentici e convincenti nella loro offerta folcloristica al turista: incantatori di serpenti, venditori d’acqua, artisti di tatuaggi di henné, musicisti e poi ancora tante altre figure umane che ormai costituiscono l’iconografia di Jemaa el-Fna. La visita di Marrakech richiede e merita tempo e attenzione, partendo dai bastioni, per poi addentrarsi nei suk, decisamente molto più estesi e ricchi di Fes e Meknes, soffermandosi a visitare palazzi e giardini esotici. Al posto del taxi, ci facciamo portare di quartiere in quartiere dalla tipica carrozza per i turisti, senza nessun senso di colpa, ma anzi godendoci i racconti del nostro cocchiere promosso a guida turistica.
L’OCEANO ATLANTICO
Decidiamo infine di non privarci di una sosta a Essaouira. Eccellente decisione, perché riceviamo ancora una nuova, diversa immagine di questo Paese. Siamo in un’antica città fortificata spagnola, il colore dominante è il bianco delle case e l’azzurro delle decorazioni delle finestre, nonché delle centinaia di barche da pesca attraccate al porto. La pesca è una delle attività principali in questa città, ma anche l’artigianato del legno e la pittura figurativa catturano e meritano tutta la nostra attenzione e ammirazione. La spiaggia ai piedi della cittadina è molto estesa e si presta a lunghe passeggiate in bicicletta o a piedi, a partite a calcio, al semplice riposo. Più a nord, la costa è molto bella, meta di surfisti e decisamente più tranquilla, per godersi un ultimo tramonto mozzafiato prima di pensare alla via del ritorno.
CONSIGLI PER IL VIAGGIO
Innanzitutto, attenzione ai limiti di velocità: la polizia è ovunque e le multe sono salate e all’ordine del giorno. In più non è sempre una bella esperienza trattare con la polizia, sebbene ci sia un occhio di riguardo per i turisti. Non abbiamo particolari altri consigli sulle strade, assolutamente adeguate e ben segnalate. Troverete la strada asfaltata praticamente sino alle dune del deserto a Merzouga e generalmente rifornimento di benzina e cibo. Tuttavia, è bene viaggiare di giorno, intorno alle sette del pomeriggio molte strade diventano buie e apparentemente solitarie! Il consiglio più importante riguarda forse gli acquisti. In Marocco si è davvero tentati di comprare ogni oggetto di artigianato nei mercati o nelle bancarelle lungo la strada. Dai classici tappeti berberi ai quadri di Essaouira, dagli oggetti in ferro battuto o in legno alle ceramiche e ai quarzi coloratissimi dell’Atlante. Tuttavia, è molto importante conoscere le regole del gioco della contrattazione più abile, dedicare tempo e accompagnarsi da una sana pazienza prima di accostarsi alla scelta, all’acquisto e al the alla menta di rito che vi verrà offerto in segno di amicizia e di reciproco ringraziamento. Durante il viaggio non vi sentirete mai soli, ci saranno sempre ragazzini o uomini pronti a darvi consigli o a offrirsi come guide, spesso anche in buon italiano. Il consiglio è di usare certo la massima gentilezza, ma anche risolutezza nel rifiutare offerte continue di aiuto… sempre a pagamento! Noi abbiamo scelto di girare per gli splendidi suk di Meknes, Fes e Marrakech con l’ausilio di guide ufficiali.
È l’unico modo per potersi perdere serenamente nei dedali di stradine, negli angoli più nascosti e autentici, senza alcuna altra intrusione, non sempre desiderata. A proposito di compagnia. È bene avere sempre qualche dihram a portata di mano per una amichevole mancia, pagare un posteggio o per acquistare qualche arancia al volo sulla strada. È, ovviamente, graditissimo il semplice dono di qualche caramella ai bambini che affollano all’improvviso qualsiasi strada ci si trovi a percorrere.La primavera è forse il periodo migliore per visitare il Marocco, il clima e la temperatura sono perfetti per chi viene da un lungo inverno europeo e non è raro vedere cieli azzurrissimi stagliarsi persino sopra le dune del deserto. Tuttavia, le escursioni termiche sono evidenti e la sera o la notte si avverte davvero quanta energia ci abbia donato fino a quel momento il sole africano. Ripartiamo consapevoli che presto dovremo tornare in questo paese. Un solo viaggio non è sufficiente a coglierne la bellezza e il fascino, ma serve a iniziare a intuire la complessità delle diverse culture che qui si sono trovate a convivere nel corso dei secoli e di una storia che si perde nei millenni. Non basta a immaginare le trasformazioni già ben visibili della società marocchina, fortemente spinta, o comunque condizionata, da un continuo processo di osmosi con l’Europa occidentale.